Le aree strategiche della burocrazia Stampa
Scritto da Administrator   
Mercoledì 22 Luglio 2020 09:29

La vicenda delle aree strategiche comunicate con il messaggio del presidente uscente Inguscio, cristallizza quello che è da tempo sotto gli occhi di tutti: il CNR è in mano ai burocrati dell’amministrazione, supportati nell’opera dalle corporazioni confederali di turno.

E quindi dopo aver speso settimane/mesi per ridisegnare le aree scientifiche, in cui i direttori di istituto e dipartimento hanno quasi coinvolto la rete scientifica, i burocrati dell’amministrazione hanno detto di no. Troppo sforzo per andare incontro alla ricerca, questo inutile orpello per un Ente di Ricerca e hanno sentenziato che le aree che ci sono vanno più che bene.

Certo il lavoro svolto  era imperfetto, fatto con la consueta fretta che accompagna le improvvise accelerazioni della gestione emergenziale del CNR, ormai ventennale. Perfettibile, restava comunque un lavoro di squadra e invece l’amministrazione ha posto il suo veto (forse ricordando i fin troppi favori agli amic-i/-che del presidente) e il documento inviato dal presidente è il frutto del nulla: pieno di ripetizioni e senza alcuna omogeneizzazione che è chiaramente il frutto di un collage dei burocra

 

Non stupisce, visto che direttori di istituto e dipartimento contano, a livello di vertice, poco più del due di briscola.

 

Chi comanda sono i burocrati affiancati da qualche ex-assegnista collaboratrice molto stretta del presidente uscente e  guarda caso, raddoppiano le aree concorsuali dei tecnologi, ma solo di quelli che sono burocrati travestiti non certo quelle dei tecnologi veri, di supporto alla ricerca, gli unici che  rispettano la definizione della figura professionale del tecnologo e che appunto l’amministrazione vede con lo stesso fastidio con cui guarda quell’inutile orpello chiamato ricerca.

E non stupisce che il numero di posti a disposizione per dirigente tecnologo sia circa la metà degli aventi diritto quando i fastidiosi ricercatori hanno percentuali di posti a disposizione ad una sola cifra, in genere cinque volte inferiori. In barba alla lettera del contratto che all’art 15, comma 5 e 6 recita: “Il numero dei posti destinati alle procedure sarà definito con riferimento al numero degli appartenenti al livello inferiore".

Di questa violazione palese del contratto, però,  le corporazioni confederali non si sono accorte e l’amministrazione è noto, considera il contratto un orpello ai loro occhi ancor meno importante della ricerca

Ma questo non è sorprendente, visto che la comunità scientifica è priva di un suo rappresentante e che le corporazioni sindacali confederali hanno assunto nel periodo di emergenza sanitaria un ruolo di sostanziale cogestione dell’Ente.

Nel frattempo - da quando la burocrazia ha definitivamente assunto il comando - le stabilizzazioni sono sparite dall’orizzonte e dallo scorso dicembre è stato imposto un incomprensibile blocco alle assunzioni a tempo determinato, essenziali per portare avanti i progetti di ricerca, questo inutile orpello che il consociativismo burocratico-sindacale mira ad espellere dagli Enti di Ricerca, puntando ai residui dei progetti per le proprie operazioni clientelari.

E i ricercatori ?

Ultimo aggiornamento Mercoledì 22 Luglio 2020 10:28