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Perché è stupido valutare i ricercatori sulla base dei finanziamenti ottenuti PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Mercoledì 25 Febbraio 2015 00:04

Il CNR si appresta a valutare la ricerca dei propri istituti. Un suggerimento sulle metodologie da seguire ?

Questa lettera è stata scritta dalla Prof. Dorothy Bishop (Dipartimento di Psicologia Sperimentale, Univ. di Oxford) http://deevybee.blogspot.co.uk/2014/12/why-evaluating-scientists-by-grant.html nel Dicembre 2014 Traduzione dall’inglese di Michele Larobina con l'accordo dell'autrice.

Perché valutare i ricercatori sulla base dei finanziamenti ottenuti è stupido

Come ha osservato l'anno scorso Fergus Millar in una lettera al Times, “nella moderna università britannica, i finanziamenti non vengono richiesti al fine di svolgere attività di ricerca, ma sono i progetti di ricerca a essere formulati al fine di ottenere i finanziamenti.”

Questa logica all’incontrario è diventata evidente in alcune università, con richieste palesi per il personale delle materie scientifiche di riuscire a ottenere una predeterminata quota di finanziamenti per non essere licenziati. Il blog di David Colquhoun è una miniera d'oro di informazioni relative alle università che hanno adottato tali politiche. Egli osserva che se si ricopre un ruolo di alto livello presso l'Istituto di Psichiatria di Londra o la Scuola di Medicina dell'Imperial College si è tenuti a portare in media almeno 200mila sterline di finanziamenti/anno (circa 250mila euro). La Warwick Medical School ha una soglia meno ambiziosa di 90mila sterline/anno per ricercatori principali e di 150mila sterline/anno per co- ricercatori.

Allora, cosa c'è di sbagliato in questo? Se si sostiene che in tempi di ristrettezze finanziarie le università possono avere bisogno di tagliare il personale per soddisfare i loro costi parliamo almeno di un criterio oggettivo. Il problema è che è stupido. Danneggia il benessere del personale, la reputazione dell'università e il progresso della scienza.

Effetto sul personale

L'argomento sul benessere del personale è immediato e, almeno dalle scuole mediche, ci si potrebbe aspettare una maggiore sensibilità agli effetti della precarietà del lavoro sulla salute mentale e fisica degli impiegati. Purtroppo, coloro che gestiscono queste istituzioni sembrano allegramente indifferenti alla questione ed anzi imprimono ai ricercatori il messaggio che le loro competenze sono valutate solo se si traducono in soldi. Questo tipo di stress ha un impatto non solo su coloro che sono destinati a lasciare il posto, ma anche su quelli che li circondano. Anche se non si è preoccupati per il proprio posto di lavoro, è difficile essere serenamente produttivi quando si è circondati da colleghi in forte stato di stress. Come sostenuto in precedenza le università dovrebbero essere valutate sulla soddisfazione del personale e degli studenti: questa non è soltanto l'etica di un corretto trattamento dei propri simili, ma è anche di buon senso; se si vogliono persone altamente qualificate che lavorano bene è necessario farle sentire apprezzate e fornire loro un ambiente di lavoro sano.

Effetto sull'Università

L'attenzione per il finanziamento delle ricerche sembra guidato da due considerazioni: il desiderio di portare denaro, e il raggiungimento dello status e della visibilità di coloro che portano denaro. Ma che logica è questa? Molte persone percepiscono un grande finanziamento come una sorta di 'premio', una percezione rafforzata dalla tendenza del Times Higher Education ed altri ad utilizzare il termine di ‘grant-winners’. Eppure i finanziatori non danno grandi sovvenzioni come gesti di approvazione: il denaro non è una sorta di manna. Con le rare eccezioni delle sovvenzioni per le infrastrutture, il denaro è dato per coprire il costo del fare la ricerca. Anche se adesso viene utilizzata la metodologia del Full Economic Costing per i finanziamenti del consiglio delle ricerche, questa non copre più dell’80% dei costi dell’università che ospita la ricerca. Indubbiamente, il denaro accumulato con il Full Economic Costing fornisce alle istituzioni margini di manovra per sviluppare infrastrutture e altre risorse utili, ma non si tratta di un omaggio, e i grandi finanziamenti sono costosi da implementare. Arriviamo così all’effetto che il finanziamento ha sulla reputazione di una Università. Presumo che sia questo uno dei motori principali dietro le politiche di posti come Warwick, visto che si tratta di un elemento di valutazione per la stesura delle classifiche che sono così popolari nella cultura competitiva di oggi. Ma come alcune istituzioni imparano a loro spese, un alto posizionamento in tali classifiche può non contare nulla se la reputazione riguardo il trattamento del personale rende difficili le nuove assunzioni e il trattenimento delle persone migliori.

Effetto sulla scienza

L'ultimo punto riguarda l'effetto corrosivo sulla scienza se la struttura degli incentivi incoraggia le persone ad applicare per numerosi e cospicui finanziamenti. Si scoraggiano le persone che vogliono fare ricerca in maniera accurata e meditativa in favore di coloro che sono disposti a prendersi in carico più di quanto possano affrontare. Vi è già un eccesso di rifiuti nella scienza, con molti ricercatori che hanno un arretrato di lavori inediti perché non hanno il tempo di scrivere, essendo impegnati a formulare la prossima richiesta di finanziamento. Quattro anni fa ho sostenuto che dovremmo concentrarci su ciò che le persone fanno con il finanziamento della ricerca piuttosto che sulla quantità di soldi ricevuti. Su questa base, una persona che ha raggiunto un ottimo risultato con un finanziamento modesto sarebbe valutato meglio di uno che è non è riuscito a pubblicare molto pur avendo ottenuto un grande finanziamento. Non riuscirei a esprimere meglio di John Ioannidis il concetto presentato in un recente lavoro contenente una serie di proposte per migliorare la riproducibilità della ricerca. Questa la sua proposta di modifica al nostro sistema di incentivi della ricerca:

“... ottenere sovvenzioni, premi o altri poteri è da considerarsi negativamente se questi non si traducono proporzionalmente in ricerca di maggiore qualità. Risorse e potere sono visti come opportunità, e i ricercatori hanno bisogno di abbinare la loro produzione alle opportunità che sono state loro offerte – più opportunità, più risultati attesi (replicabili e, si spera, anche traducibili). I ranghi accademici non hanno alcun valore in questo modello e possono anche essere soppressi: i ricercatori devono semplicemente mantenere un bilancio non negativo di produttività verso opportunità.”

ref: Ioannidis, J. (2014). How to Make More Published Research True. PLoS Medicine, 11 (10) DOI: 10.1371 / journal.pmed.1001747

Ultimo aggiornamento Mercoledì 25 Febbraio 2015 08:00
 
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