Un atto di indirizzo da restituire al mittente Stampa
Scritto da Administrator   
Lunedì 09 Gennaio 2017 19:57

Nel CdA del 13.12.2016 è stato approvato a maggioranza, con il voto contrario del rappresentante del personale, un cosiddetto atto d’indirizzo per l’azione amministrativa a breve durata, con lo “scopo di consentire adeguati interventi a sostegno della primaria missione scientifica dell’Ente”. I temi coprono in pratica, tutta l’attività dell’Ente, e vanno dalla rimodulazione della rete scientifica alla revisione statutaria, dalle politiche del personale all’edilizia e alle partecipazioni societarie, fino alla gestione dei finanziamenti provenienti da progetti di ricerca.

La domanda, che sorge spontanea, è perché mai il CdA debba approvare un documento non previsto dallo Statuto per indirizzare la sua azione (non bastava il piano triennale?), invece di approvare provvedimenti che si traducano in atti concreti. Ad esempio, non pare necessario alcun un atto di indirizzo in merito a partecipazioni societarie come quella di Principia SGR, la cui dismissione fu deliberata nel lontano 2012 (entro il termine massimo di un anno ...). Cosa aspettano il Presidente e il Direttore Generale a dar seguito all’uscita del CNR da una società che si occupa di finanza speculativa?

Data la tendenza del presidente Inguscio ad accentrare a sé ogni decisione, si può lecitamente supporre che l’atto di indirizzo sia la concretizzazione della sua ambizione alla delega in bianco. Come sarebbe altrimenti possibile affrontare la ristrutturazione della rete scientifica senza prima dare piena applicazione al decreto Madia, come la legge impone, ed avere quindi una reale partecipazione della stessa nei processi decisionali?

Il quadro assume tinte ancor più fosche se si rinviene alla genesi del documento. E’ infatti cosa ormai nota che l’estensore, nonché promotore, dell’atto sia il Consigliere Roberto Lagalla, in procinto di ricevere una delega per tutto il sud, isole comprese ma con l’eccezione (ovvia) della Puglia (cf. anche link). Certo, l’attuale statuto non prevede deleghe ai consiglieri, né possibilità di rappresentanze, ma l’adesione ai regolamenti non sembra essere il punto forte di questa presidenza, come già dimostra il tentativo di Inguscio di aggirare l’incompatibilità tra la carica di Presidente del CNR e quella di professore universitario.

Quale sia la ragione sociale di quest’alleanza tra Inguscio e Lagalla non ci è dato di sapere, ma possiamo già scorgerne gli effetti nefasti e sapere chi sia il nemico dei nostri eroi. Ce lo dice chiaramente l’atto di indirizzo stesso, quando mette tra le priorità dell’Ente (al punto d) la necessità di prelevare una percentuale sui progetti di ricerca che la rete scientifica si procura su base competitiva, per contribuire al già pingue bilancio dell’Amministrazione Centrale.

L’atto di indirizzo è dunque la dichiarazione di guerra di Inguscio e Lagalla alla rete di ricerca, che si appresta a subire l’ennesima ristrutturazione calata dall’alto, l’ennesima esclusione dai processi decisionali e, infine, l’affronto del prelievo di parte dei fondi procurati con fatica e senza il supporto dell’Ente.

Buon 2017 a tutti, indossate l’elmetto.

Ultimo aggiornamento Martedì 10 Gennaio 2017 23:06