Il Presidente Inguscio o dell'auto-delega Stampa
Scritto da Administrator   
Mercoledì 01 Febbraio 2017 10:38

Ancora non è spenta l’eco per l’innovativa decisione del Presidente Inguscio di assegnare a tre consiglieri di amministrazione dell’Ente delle "deleghe" su problemi non proprio di poco conto come gli Istituti del Sud, gli Istituti afferenti al Dipartimento di Scienze Biomediche e gli Istituti del Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale.

È bene ricordare che simili deleghe non sono previste da statuto e regolamenti. D’altra parte, sono ben poche le attribuzioni proprie del Presidente distinte dal presiedere il CdA ed è per questo che le deleghe non hanno potuto che limitarsi alle attività di “studio, analisi e trattazione delle problematiche”: insomma, delle deleghe di fatto formalmente inutili, a meno che non servano ad avanzare proposte per l’incombente ristrutturazione della rete.

Mentre dunque ci si interroga sul significato e le possibili conseguenze di questi incarichi, ci siamo imbattuti in una sorprendente vicenda che getta una nuova luce sul concetto di delega del nostro Presidente.

La Collezione nazionale di composti chimici (CNCCS) è un consorzio pubblico-privato costituito nel 2010 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’IRBM Science Park allo scopo di creare una repository nazionale di composti chimici associata ad un centro di screening (HTS) per l’identificazione di nuovi leads attivi su bersagli biologici di interesse e alla traslazione delle scoperte della ricerca di base nello sviluppo e commercializzazione di nuovi prodotti.

Nella sua qualità di socio, il CNR siede, attraverso un suo rappresentante, nel CdA del consorzio. Questa carica è stata ricoperta dal Luigi Ambrosio (all'epoca Direttore del Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie dei Materiali del CNR), fino al 18 aprile dello scorso anno.

Ed è qui che la vicenda assume un aspetto a dir poco grottesco. Infatti, dinanzi alla necessità di nominare un nuovo rappresentante per il CNR, Inguscio prende l’originale decisione di delegare se stesso, e la prende consultando solo il diretto interessato (il prof. Inguscio), naturalmente senza passare per il CdA (altrimenti ce ne avrebbe prontamente informato attraverso i suoi lapidari resoconti) intrepretando in modo a dir poco originale lo Statuto che non gli attribuisce tale prerogativa.

Nella seduta di autocoscienza che lo ha portato ad auto-nominarsi nel CdA del CNCCS, l’assenza di interlocutori ha fatto sì che nessuno potesse fargli notare che la decisione presentava, oltre a problemi di opportunità, un chiaro profilo di incompatibilità sia ai sensi dello Statuto del CNR (art.15) sia della legge Severino (e precisamente dell’art.9 di uno dei suoi decreti attuativi il Dlg. 39/2013).

Nel frattempo il nostro trova il tempo di sottoscrivere, il 19/5/2016, una dichiarazione di non incompatibilitià e inconferibilità ai sensi dello stesso Dlgs. 39/2013 ed una, il 16/6/2106, sulle cariche presso enti pubblici e privati in cui indica solo quella nel Museo di storia della scienza di Firenze.

La buona fede del nostro eroe è fuori discussione: non si sarebbe certo esposto a rilasciare due dichiarazioni mendaci per i 30.000€ annui previsti per la carica in questione!

Per fortuna, qualcuno deve avergli fatto notare quanto sopra. Ecco allora che, dopo poco più di 3 mesi, il 29 luglio, sempre nel chiuso della sua stanza, con straordinaria efficienza, Inguscio nomina, nel CdA del CNCCS, Paolo de Natale, all’epoca direttore facente funzioni del "suo" Istituto (INO-CNR) e in concorso per la riconferma che poi arriverà nello scorso dicembre.

Anche per chi, come noi, è ormai avvezzo alla disinvoltura del Presidente verso l’ossequio delle regole e l’opportunità (ricordiamo la sua strenua resistenza a prendere atto dell’incompatibilità tra la carica di presidente del CNR e il ruolo di professore universitario), questa storia non può non destare qualche perplessità. Colpisce infatti la contraddizione insita nell’agire di un Presidente che, da un lato, si ritiene così impegnato dal dover delegare parte dei suoi compiti ad alcuni consiglieri del CdA, mentre, dall'altro trova il tempo per ricoprire ruoli dirigenziali in consorzi di cui il CNR è socio, come se questa fosse un'onorificenza (con annessa prebenda) e non un compito impegnativo, attraverso il quale perseguire con efficacia gli interessi del CNR.

Agli appassionati di storia del CNR, questa vicenda potrà ricordare (in tono minore, farsesco si potrebbe dire) la strenua lotta di Francesco Profumo che, non ritenendosi abbastanza impegnato come Ministro, voleva a tutti i costi restare anche Presidente del CNR e Rettore del Politecnico di Torino (cf nostri pezzi articoli 1 e 2 ).

Chissà cosa ne avrebbe pensato Robespierre di cui, come noto, il presidente del CNR è un acceso fan.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 01 Febbraio 2017 12:59