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C’era una volta un piccolo naviglio PDF Stampa E-mail
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Lunedì 27 Settembre 2021 19:10

C’era una volta un piccolo naviglio:
storia di un contratto (molto ma molto) anomalo

Dal 2001 il CNR si avvale della nave Dallaporta, cui ha dato il nome. All’epoca il CNR disponeva ancora della nave Thetis (affondata nel 2007 provocando la morte di un ricercatore) e della nave Urania, che nel 2015 subisce un incidente in fase di “allungamento” dello scafo, provocando la morte di un lavoratore.

Nell’ormai lontano 2014, a presiedere il CNR era Luigi (Gino) Nicolais, attuale consigliere del ministro Messa, che all’epoca dei fatti era vicepresidente di Gino e come direttore centrale c’era Massimiliano Di Bitetto, successivamente DG del CNR poi dirigente della Bicocca, con l’allora rettore Messa, assurto all’onore delle cronache per essere stato il primo ex DG del CNR arrestato, non prima di essere il protagonista di ben due servizi della trasmissione Report.
Un bell’intreccio non c’è che dire.

Nell’aprile del 2014, su impulso di Di Bitetto, viene avviata una procedura ristretta per l’affidamento di un contratto di utilizzazione di unità da ricerca navale. Ebbene il brillante dirigente nell’emanare il bando stima in 2 milioni e rotti, IVA esclusa, il costo quando nel 2007 tale costo era pari a 840 mila euro. Un bell’aumento dei costi su cui torneremo successivamente.
Tale importo (2.1 M€), moltiplicato per la durata contrattuale (nove anni, ovvero ancora in corso) fa balzare la somma a base della gara alla non trascurabile cifra di € 18.900.000.
Una gara, insomma, che l’amministrazione ha certamente seguito con la massima cura, dopo aver più che raddoppiato i costi rispetto a pochi anni prima.

Alla procedura ristretta partecipa una unica società, la Finship srl, che si aggiudica la gara per l’importo di 18.333.000,00
La Finship SRL è stata creata a fine 2011 e le sue vicende si intrecciano con quelle della Navium SRL. A parte l’acquisto di 33.250 azioni della Veneto Banca nel giugno del 2016 in pieno tentativo di scalata della stessa terminato poi con la liquidazione coatta, la Finship vive tranquillamente con i proventi del DallaPorta.
Inizialmente la proprietaria è tale Cosima De Pasquale che risulta essere un’insegnante di scuola precaria. A cavallo fra il 2012 e il 2013 De Pasquale cede la proprietà ad una società fiduciaria (Fides), ovvero una società che assume l'impegno di amministrare i beni per conto terzi, cioè per conto di proprietari di cui è ignota l’identità!
Eppure il disciplinare di gara prevede esplicitamente il divieto di intestazione fiduciaria (art .8 A-4 del disciplinare di gara) anche se il Consiglio di Stato ricorda che le società fiduciarie autorizzate, come la Fides, hanno solo l’obbligo di comunicare alle amministrazioni interessate l’identità della proprietà, entro trenta giorni dalla richiesta effettuata dall’amministrazione.
Ricorda sempre il CdS che il mancato assolvimento all’obbligo informativo in caso di società autorizzata, è causa di esclusione dalla gara, sancendo i conseguenti divieti di aggiudicazione e di stipula del contratto.
Poiché l’amministrazione del CNR non ha pubblicato il contratto ignoriamo se la proprietà in capo alla società fiduciaria emergesse dalla documentazione allegata alla domanda di partecipazione alla gara e dunque la natura di un comportamento negligente della amministrazione del CNR.
Ricorda sempre il CdS che le amministrazioni appaltanti devono aver sempre certezza della reale identità dei propri contraenti, prevenendo così il rischio di infiltrazioni occulte delle organizzazioni criminali nell’esecuzione dei pubblici appalti.
Negli anni l’amministrazione del CNR è parzialmente modificata rispetto al 2014 ma il contratto è ancora in vigore.

A questo punto diventa impellente per l’amministrazione chiarire se e come la normativa è stata rispettata.
La Finship ha comunicato l’identità dei proprietari della Finship e sono stati effettuati i necessari controlli ?

In caso contrario il contratto sarebbe nullo, a fronte di oltre 16 milioni già pagati dal CNR.

Venendo agli aspetti economici il bilancio della Finship evidenza che il CNR è, sostanzialmente, l’unico cliente. A questo punto ci si potrebbe chiedere qual è il senso di schermare l’identità dei proprietari, quando poi si ha l’obbligo di comunicarli all’unico cliente?
Sempre l’analisi del bilancio della Finship evidenzia un’altra anomalia. A fronte dei circa 2 milioni versati dal CNR la società iscrive circa 1 milione di utile ogni anno. Questo è perfettamente in linea con quanto l’Ente stesso, nel 2007 aveva stimato nella relazione del presidente al bilancio (stranamente un documento che non è possibile reperire sul sito del CNR) ovvero 840k€/anno.

Tecnicamente, quindi, la base d’asta di quella gara era gonfiata.

Se poniamo questo accanto alla possibile omissione circa la reale proprietà della Finship si apre uno scenario alquanto inquietante che sembra non sfigurare accanto alla fantasia dell’autore del libro “il Dossier Urania”, apparso nel 2015 in cui si immaginano vicende legate ad una nave oceanografica, in un CNR il cui presidente Angelo Tofalo (Golfo lato NE), ex ministro e originario dell’hinterland napoletano con molte rassomiglianze con un ex presidente del CNR, è affiliato alla Sacra Corona Unita. Dopo aver accertato che Matteo Messina Denaro ha utilizzato la sede di Capo Granitola non ci si meraviglia più di nulla.

Ultimo aggiornamento Martedì 28 Settembre 2021 10:20
 
Viaggio nel CNR dei contratti. Puntata n.1 – La polizza sanitaria PDF Stampa E-mail
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Domenica 08 Agosto 2021 19:15

I dipendenti del CNR lo sanno da tempo, e non hanno dovuto aspettare la salata sanzione comminata dall’Antitrust, per scoprire la pervicace tendenza ad ostacolare le procedure di rimborso da parte della società che ha in carico l’assicurazione sanitaria per i dipendenti dal marzo 2020 .

Questo ha significato un’oggettiva diminuzione del servizio che equivale ad una conseguente diminuzione delle prestazioni sanitarie di cui hanno goduto tutti i dipendenti comportando anche, in diversi casi, ad una oggettiva rinuncia ad effettuare diagnosi o interventi con conseguenze che potrebbero rivelarsi drammatiche per taluni.

 

Ma come si è arrivati a scegliere di avvalersi di RBM Salute per un servizio tanto delicato ?

Ripercorriamone le tappe. Il 25/9/2019 viene avviata la procedura.

Per motivi non meglio chiariti essa è gestita dall’Ufficio Servizi Generali, che ha ben altre attribuzioni,  e non dall’Unità Formazione e welfare, ma in fin dei conti è un aspetto secondario, quel che conta è dare al personale il servizio cui ha (avrebbe) diritto !

Con la consueta solerzia viene accantonata la consueta mancia del 2% per il RUP, ovvero il limite massimo possibile secondo il codice dei contratti, che per una gara di oltre 5 milioni di euro è un mancia ( € 114.061,20 )  molto lauta...

 

La gara viene aggiudicata a RBM Assicurazione Salute S.p.A con un provvedimento del 12/2/2020 per un importo di 4.717.986 €.

 

Sui disservizi subiti dal personale è inutile dilungarsi, perché è  un'esperienza comune a tutti e la sanzione dell'Antitrust purtroppo non può sanare il dramma vissuto da alcuni dipendenti.

Quando invece si comincia ad analizzare la procedura di gara e si ricorre, come ovvio, alle pagine di Amministrazione trasparente cominciano ad emergere le prime stranezze.

 

La scheda pubblicata nella Sezione Amministrazione trasparente, curiosamente questa volta a cura dall’Unità Formazione e Welfare,  indica come aggiudicatario Cassa PreviMed, di cui si indica correttamente anche il codice fiscale, mentre RBM Salute viene menzionata come unico operatore che avrebbe presentato offerte. Unisalute, che come vedremo dopo ha invece partecipato alla gara, non viene affatto menzionata sulle pagine di Amministrazione trasparente.

L'importo di aggiudicazione è indicato in 3 milioni di euro mentre il provvedimento di aggiudicazione indica la somma di 4.717.986 €.

Nei tabulati della sottosezione pagamenti non è indicato alcun pagamento per RBM e/ o Cassa Previmed, ma questa è praticamente la norma in quei documenti è più facile trovare informazioni mancanti che non il contrario.

 

Purtroppo la ricerca di un po’ di chiarezza sull’assegnazione alla RBM, pagata dal personale sulla propria pelle, è stata a lungo ostacolata dalla omessa pubblicazione di documenti, la cui pubblicazione sarebbe obbligatoria   e solo con la pubblicazione del contratto,  in data 15/7/2021 (con soli 16 mesi di ritardo) è possibile chiarire che il destinatario del contratto è RBM salute SpA, a dispetto di quanto riportato sulle pagine di Amministrazione Tra-sparente.

 

Ma chi ha partecipato alla procedura ? Davvero hanno preso parte solo RBM Salute e Cassa Previmed come riportano le pagine di amministrazione trasparente ? Questo sarebbe particolarmente preoccupante perché in effetti RBM e Cassa Previmed sono strettamente legati l’uno all’altro da una serie di accordi. Ma da dove esce il nome della Cassa PreviMed, se non dagli accordi che essa ha stretto con RBM Salute ?

 

Per capirci qualcosa occorre leggere i verbali della procedura, ma anche questi sono assenti dalle pagine  dell’Amministrazione Tra-sparente fino al 30/7/2021 quando, in curiosa coincidenza con la notizia di stampa della sanzione a RBM salute sono stati, infine, resi noti.

Come mai tanto ritardo ?

 

Dalla lettura dei verbali (verbali 1-2 e verbale 3) si evince che i partecipanti sono stati soli 2, la compagnia Unisalute che era affidataria del servizio fino al 2020 e appunto RBM salute, contrariamente a quanto riportano le pagine di Amministrazione Tra-sparente.

RBM  salute si è aggiudicata la gara offrendo una serie di prestazioni aggiuntive e, soprattutto, proponendo un ribasso, anche se non elevato, a fronte del ribasso pari a 0 proposto da UNISALUTE/POSTE ITALIANE, il che equivale ad una resa di quest’ultima ancor prima di attendere l’esito della gara. Ma intanto qualcuno, responsabile del contratto, ha controllato che le prestazioni offerte erano davvero corrisposte ?

 

a dove spunta fuori Cassa PreviMed, assente da ogni atto ufficiale della procedura, che però ha accordi con RBM Salute e cui, secondo le pagine di Amministrazione Trasparente è stato effettuato il pagamanto?

 

Errare è umano ma perseverare è diabolico e nelle pagine di Amministrazione Trasparente gli errori sono troppi ( nome dell’aggiudicatario, delle società che hanno presentato offerte , importo,.. ) anche per un’amministrazione che non brilla per trasparenza.

Un caso ?

 

P.S. Fra le varie omissioni manca  ancora all'appello la pubblicazione dei  verbali della procedura per l'acquisto di mascherine chirurgiche di tipo I o II - CIG: 82912067A2, ma questo è l'oggetto della seconda puntata ...

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 09 Agosto 2021 17:13
 
2% per comprare la preistoria e farci pagare più tasse PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 09 Giugno 2021 00:17

Il 2 marzo 2021 scadeva la convenzione MEPA 8 per i buoni pasto per le regioni Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia causa esaurimento delle disponibilità. MEPA prevedeva di attivare la nuova convenzione per quelle regioni nel mese di giugno successivo. Il personale di quelle regioni sta sperimentando in prima persona le conseguenze.

L’Amministrazione Centrale del CNR, conscia della situazione, e della previsione MEPA, impiega 3 mesi per avviare il 1 giugno 2021 una gara per 412.896 buoni pasto, fabbisogno stimato per quelle regioni per 4 mesi. Il responsabile del procedimento è il Geom. Andrea Felici. Immancabile l’"incentivo per funzioni tecniche svolte dai dipendenti afferenti” pari al 2% dell’importo, quindi fino a 57.805,44 €.

Peccato che 11 giorni prima dell’avvio della gara, il 21 maggio 2021, MEPA aveva nel frattempo avviato la nuova convenzione per quelle regioni, rendendo di fatto inutile, anzi illegittima, la gara nel frattempo avviata con tanta tempestività. Non abbiamo dubbi che il banale acquisto diretto dalla convenzione operativa non comporti oneri di incentivi.

C’è tuttavia un altro aspetto aberrante nella gestione dei buoni pasto: l’uso persistente della modalità cartacea anziché elettronica (confermato anche nella gara del 1 giugno). Non stiamo ad elencare gli svantaggi del sistema (spedizione dei blocchetti, loro gestione, obbligo di consegna manuale in epoca COVID, scadenza a fine anno, ecc., per non parlare degli aspetti ecologici e di sicurezza). Il sorrisino ironico del/la commesso/a infastidito/a di turno mentre gratta quel pezzo di carta, e ci dice che siamo rimasti l’unico soggetto ad utilizzare tale modalità è mortificante. Speriamo solo che non si accorga mai che quel soggetto è il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il fiore all’occhiello della ricerca avanzata. Un po’ come scrivere su tavolette di cera oppure inviare un messaggio tramite un piccione. Mentre dovremmo lamentare l’arretratezza del sistema delle card dei buoni pasto elettronici a vantaggio di sistemi moderni ed efficienti basati su app del cellulare, il Consiglio Nazionale delle Ricerche è ancora fermo alla modalità cartacea.

Ma c’è ancora dell’altro. Non tutti sanno che i buoni cartacei (ma NON quelli elettronici) sono soggetti a tassazione per la quota eccedente i 4€ per ogni buono pasto. In soldoni paghiamo le tasse su 3€ per ogni buono pasto. A conti fatti questo si rivela un danno per il personale quantificabile fino a circa 350€ all'anno a seconda del reddito personale.

E prendono il 2% di incentivi. Gli incentivi sugli acquisti sono un’autentica iattura. Forzano un modello distorto secondo cui fare il proprio dovere per il quale già si percepisce uno stipendio è soggetto a somme aggiuntive. Un modello globale che parte da Dirigenti del CNR e Direttori di Istituto e Dipartimento, con contratti di diritto privato e indennità di risultato.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 09 Giugno 2021 14:54
 
La Santa Messa ovvero l'autogoverno del CNR PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Martedì 02 Marzo 2021 16:23

 

La Ministra Messa è intervenuta prima del CdA. Rivolgendosi ai presenti... (cit.)

Ultimo aggiornamento Martedì 02 Marzo 2021 16:35
 
Vedi 7) PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Giovedì 25 Febbraio 2021 19:28

Con la votazione illegittima del vicepresidente in una seduta convocata in modo altrettanto illegittimo si è consumato l'ultimo schiaffo al Consiglio Nazionale delle Ricerche.

La presenza del Rappresentante del Personale che ha assicurato il numero legale, avallando una siffatta indecenza non può che portare alla richiesta delle sue dimissioni.

E' questione di dignità e decenza

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Febbraio 2021 19:58
 

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