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La mafia, gli immobili e il porto del CNR PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Martedì 07 Febbraio 2023 11:59

Come preannunciato, cerchiamo di fare una breve cronistoria della genesi della sede del CNR di Capo Granitola, su cui come noto grava il terribile sospetto che sia stata - occasionalmente - a disposizione del capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.

La vicenda della sede ha le sue origini nei primi anni 2000, ma è opportuno, a questo punto, capire in quale contesto essa si colloca.

Nei primi anni ’80 il CNR acquista, per una cifra di circa diciotto miliardi di lire dell’epoca, un immobile ancora in fase di costruzione, a Palermo, in Via dei Cantieri per destinarlo a sede della propria area di ricerca. Come prevedibile e puntualmente verificatosi, l'immobile viene poi dichiarato non adattabile a sede di una struttura di ricerca e non viene mai utilizzato.

Una costante per l’Ente se si ricordano le vicende successive del terreno acquistato a Valenzano (Bari) per 4 milioni di Euro e mai utilizzato perché si è rivelato non edificabile (dopo l'acquisto), oppure della sede di Lecco in via Promessi Sposi, acquistata con parte delle somme destinate all'area di Padova e mai utilizzata, o come il tentativo di acquisto di locali a via Duomo a Napoli con annesse pescherie sottostanti, sventato all’ultimo minuto, senza tralasciare il tentativo di acquisto della Myrmex a Catania poi annullato e con qualche membro della commissione in palese conflitto di interessi, la locazione ad un prezzo 10 volte quello congruo a Mangone, in attesa di vedere come finirà la vicenda della Manifattura Tabacchi a Bari che il CNR si è impegnato ad acquistare per oltre 50 milioni di Euro.

A fare le spese di queste operazioni immobiliari discutibili, oltre al bilancio dell'Ente, è sempre il personale che si trova ad operare in strutture prive delle necessarie autorizzazioni, per cui è difficile ogni ristrutturazione o, come nel caso di Mangone, abbandonato a se stesso, quando la sede non è più funzionale a mungere le finanze pubbliche.

Tornando a Palermo, proprio per le operazioni legate a questa vendita al CNR, l’imprenditore Gaspare Gambino viene arrestato per false fatturazioni. Gaspare Gambino viene poi coinvolto in varie inchieste di mafia, considerato vicino a Pippo Calò e arrestato nuovamente nel 1995 in un’inchiesta sulla "Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale", definita dagli inquirenti come la Banca di Cosa Nostra.

Nel 1992 il CNR rivende (per 19,5 miliardi di lire) l'immobile ad una impresa edile ed avvia la procedura per prendere in affitto, come sede dell'area di ricerca, dei locali di proprietà della stessa impresa edile che ha acquistato l'immobile di via dei Cantieri. A tal fine il CNR versa 5,5 miliardi di lire di caparra confirmatoria, impegnandosi a versare una locazione annuale di 3,6 miliardi di euro. Basta fare 4 conti, per capire chi ha finanziato l'acquisto della sede di via Cantieri a Palermo.

Nel 1999, la Commissione Antimafia, nel corso dell’audizione dei magistrati della procura di Palermo, ricorda, “nell’ambito del discorso sul rapporto tra CNR e mafia, il caso dell’immobile di via La Malfa, del costruttore Raffa, che è stato affittato al CNR pur non avendo la destinazione d’uso e la certificazione urbanistica del comune di Palermo.“ Sempre nel 1999, riferendosi ai locali di via U. La Malfa, ancor oggi in uso, in Commissione Antimafia si parla di “un rapporto organico a Palermo fra il Consiglio nazionale delle ricerche e la mafia, quale è provato dalla sede attuale del CNR, che è tutto il contrario del modello di area di ricerca definito da un apposito progetto finalizzato del CNR ed è privo di agibilità perché la sua destinazione d’uso è diversa, ma che ha una caratteristica ed una forza: quella di essere di proprietà di costruttori arrestati per associazione mafiosa, per riciclaggio aggravato, eccetera, i quali con il CNR avevano una vecchia partita evidente in uno scandalo che vide fallire le loro trattative negli anni Ottanta”.

E’ in questo contesto che, pochi anni dopo, nel 2003 si affaccia la possibilità di una sede del CNR a Capo Granitola. Contrariamente alle altre sedi, questa viene offerta a titolo gratuito. Nel maggio 2003 infatti viene firmato un protocollo di intesa fra Regione, Italia Navigando (emanazione di Sviluppo Italia SpA) e la sezione locale dell’allora IRMA-CNR (firmata dal responsabile locale e non dal direttore). Singolarmente il protocollo d’intesa indica con estrema precisione quale gruppo di ricerca (Gruppo interdisciplinare di ricerca oceanografica, coordinato dal dott. Salvatore Mazzola, all'epoca composto da 3 unità di personale strutturato) avrà a disposizione i locali della ex Tonnara: ovvero oltre 5000 mq coperti,  anche se all'inizio sono assegnati "solo" 1000 mq coperti, più oltre 15.000 mq di superficie scoperta e 7500 mq di specchio di mare. In tale protocollo l’ex tonnara viene concessa a Italia Navigando e si demanda ad un’apposita convenzione i rapporti fra le tre parti.

I solerti uffici centrali, abituati negli anni a spendere cifre esorbitanti anche in cambio di sedi inadatte, trovano la cosa anomala ed infatti rispondono in modo interlocutorio sottolineando che, in ogni caso, vi saranno costi di ristrutturazione da non trascurare visti i volumi in gioco, oltre alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Niente da fare, la Regione (capitanata all’epoca da Totò Cuffaro, poi condannato per favoreggiamento verso persone appartenenti a Cosa nostra) ha deciso di “consegnare”, direttamente e a titolo gratuito al CNR la parte di sua competenza precedentemente individuata in sede di protocollo d’intesa, e di “concedere” la restante parte a Italia Navigando, a titolo oneroso. In modo alquanto sorprendente il costo complessivo dei lavori di ristrutturazione e di adeguamento funzionale degli edifici assegnati in uso esclusivo al CNR sarà sostenuto totalmente da Italia Navigando SpA!.

Nasce così la sede di Capo Granitola dell’IAMC che nel 2008 viene inserita nell’atto costitutivo dell’istituto.

Poco prima del Natale 2010 viene recapitata alle principali redazioni dei giornali siciliani una strana lettera, firmata Uno, nessuno, centomila: “Caro Matteo, tu che vivi nel caldo tepore dei focolari domestici mazaresi sappi che io ti vedo. Ti vedo fare la spola tra Torretta e la Tunisia con il tuo gommone a forma di pane. Ti vedo in quella farmacia di Mazara lavare via i tuoi malanni. Li vedo poi quei pizzini tuoi, volare, liberi come gabbiani, al Porto Nuovo. E vedo ancora il tuo sguardo preoccupato leggere queste parole. SAPPI CHE IO TI VEDO".

Come è agevole verificare sulle immagini satellitari, a Torretta di Capo Granitola vi è un solo luogo in cui l’accesso al mare è semplice, un porto,  esattamente di fronte alla Tunisia, isolato, ben controllabile e solitamente non molto affollato... Pane è un marchio molto noto nel settore nautico  e nel porticciolo del CNR appare spesso un'imbarcazione...

torretta di Capo Granitola

 

 

Il resto è noto, da ultimo un' informativa, del 19/11/2021, in cui i Carabinieri riferiscono di persone che farebbero la spola con Torretta Granitola e che il latitante potrebbe trovarsi lì come aveva già rivelato l’inchiesta di Report nel 2017, e poi un audit interno che non riesce ad ottenere una parte significativa della documentazione della sede di Capo Granitola; ciò nonostante emerge una villa adibita ad uso foresteria (c’è un elenco degli utilizzatori?) locata, dimenticando di registrare il contratto, ad un soggetto con soci ingombranti, in particolare uno condannato come fiancheggiatore e il cui fratello si scopre oggi essere l’inquilino del secondo covo di Matteo Messina Denaro.  Una sede in ogni caso ben protetta, visto che la guardiania notturna è affidata non ad un soggetto assunto da una normale ditta di sicurezza ma ad una persona pagata come ditta individuale per servizi di manutenzione ordinaria e piccoli lavori negli spazi esterni, con procedure giudicate irregolari dall'audit interno, con fatture prive di partita IVA; una persona che, da quanto riferito dalla trasmissione Report, risulta essere armata.  Come commentare poi il fatto che, senza alcun titolo, venisse pagata la locazione di locali del residence Marbella in Palermo, dove l’istituto non aveva sedi, per ospitare quel personale ‭che, forse, non desiderava frequentare con assiduità la sede di Capo Granitola, dove pare non si andasse fuori orario, senza prima avvertire la "ditta di pulizie"...

 

Ultimo aggiornamento Giovedì 09 Febbraio 2023 18:24
 
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