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Unfit: perché il DG Colpani non può più continuare nel suo incarico PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Mercoledì 06 Marzo 2024 17:58

L'effrazione al potere

La vicenda inquietante e grottesca, del fallito tentativo di intimidazione a mezzo di procedimento disciplinare verso Vito Mocella, rivela l'impossibilità dell’attuale DG di proseguire nel suo incarico.

I motivi sono semplici e possono essere riassunti in: 1) opportunità; 2) senso del ridicolo.

All’impossibilità di continuare ad essere DG dopo aver usato lo strumento disciplinare in modo chiaramente improprio segue la contestazione della violazione dell’art. 2 e dell’art. 21 della Costituzione che supera, ormai, ogni comica aspettativa e va molto oltre i timidi tentativi di satira del video “incriminato”.

Vediamo in dettaglio.

I fatti. A settembre-ottobre del 2023 Vito Mocella si candida al CdA del CNR e presenta il suo programma elettorale. Esso comprende, assieme ad una visione di autogoverno democratica, anche una severa critica alla sua gestione iper-burocratica dell’Ente, conseguenza inevitabile di un’assenza di autogoverno che rende la ricerca al servizio della burocrazia e non viceversa, come accadrebbe se il CNR fosse autogovernato. L’amministrazione, comprensibilmente, non gradisce, e quando lo stesso Vito Mocella condivide un video a supporto della propria candidatura, va su tutte le furie. Il DG, che l'amministrazione dirige, segnala il video all’ufficio disciplinare con la singolare affermazione “.. ritengo che l’accostamento diretto delle figure istituzionali del CNR a note organizzazioni mafiose..

Chiunque abbia visto il video si può chiedere dove sia l’accostamento diretto.. Non l'hanno trovato gli oltre 800 firmatari della petizione a difesa del diritto di espressione nel CNR.

A questo punto avviene un miracolo: il DG, assieme all’Ufficio disciplinare, forse dotati di poteri paranormali, forse di una straordinaria memoria, effettuano una trascrizione del video che, singolarmente, ritrova l’accostamento diretto con le figure istituzionali del CNR immaginato dal DG. In psicologia si potrebbe parlare di proiezione, ma invece la memoria è vacillante, visto che è piena di errori e omissioni.

In modo particolarmente sorprendente viene infatti riferita una presenza in video dell’immagine della presidente Carrozza, nel momento in cui la canzone faceva un riferimento a Cosa Nostra (trascritto in maiuscolo o in minuscolo, a seconda di come opera il fenomeno di proiezione). Ma invece a video c’erano le immagini tratte da una puntata della trasmissione Report, che aveva indagato sulla possibile presenza dell’allora latitante Matteo Messina Denaro, attestata da una testimonianza diretta di un dipendente e dell’allora responsabile locale, oltre che da locazioni - non registrate - di ville a soggetti che - a valle dell’arresto del latitante - sono risultate collegate con chi ne aveva favorito la latitanza. Un coacervo di circostanze attualmente all’attenzione degli inquirenti e che il vertice del CNR NON può ignorare.

Il riferimento del video, piaccia o non piaccia, era chiaramente alla trasmissione in oggetto. Come si può equivocare e riferirlo alla Presidente del CNR se non con un’alterazione della trascrizione?

L’intento è chiaro: intimidazione, anche a costo di esagerare oltre il limite del buon senso in aggiunta al ridicolo. I toni ritorsivi dell’intera vicenda appaiono chiari alla lettura della contestazione. Infatti, al netto della surreale - e insostenibile - accusa di aver dipinto la Presidente del CNR come capo della Mafia, basata peraltro su una trascrizione falsa su cui sta per essere presentata una denuncia per il reato di falso ideologico, quello che si contesta veramente è il contenuto del programma elettorale.

Per non annoiare, prendiamo un solo esempio, tratto dalla contestazione:

Quelli che mai più stabilizzazioni e poi non fanno un concorso per 5 anni (a video Carrozza)” evoca l’immagine di un Ente connotato da un indebito immobilismo.

E’ davvero possibile anche solo immaginare di contestare disciplinarmente una simile circostanza che oltre ad essere una legittima critica è anche una lampante verità, in un Ente che non fa un concorso di reclutamento per R&T dal 2018? Può un DG, che mette la firma sotto una simile contestazione, continuare a mantenere l’incarico?

Il provvedimento finale (a valle delle controdeduzioni di Mocella),  è un documento scalcagnato, a tratti anche molto divertente, tanto da risultare una parodia della famosa lettera dei fratelli Caponi (Totò e Peppino).

Come commentare infatti e difendersi davanti a frasi come:

  • se può essere ritenuto accettabile con riferimento alle espressioni contenute nel video, la cui diffusione, nella narrativa che precede, è stata ritenuta non costituire ipotesi di effrazione, deve ritenersi privo di pregio giuridico con riferimento alla locuzione <<Cosa Nostra>>, in quanto oggettivamente significante, come visto, gratuita, generalizzata denigrazione della Compagine amministrativa,
  • La condotta costituente ipotesi di effrazione è rappresentata da una colposa attività diffusiva del video canzone
  • L’aver favorito, sia pur volendo intendere (ma non lasciar intendere) una critica ad asseriti verticismi decisionali in capo all’Ente integra una fattispecie di effrazione colposa
  • Il motivo difensivo non ha pregio giuridico, e comunque è affetto da carenza di interesse a contraddire, alla luce di quanto sopra enucleato in tema di conferma di ipotesi di effrazione
  • si può passare al necessario esame delle singole eccezioni difensive del dipendente, a corredo motivazionale dell’effrazione accertata
  • il nucleo essenziale della effrazione, definitivamente accertato, concerne l’espressione <<Cosa Nostra>>

A questo punto il capolavoro. L’effrazione colposa, sul cui significato si sono già chinati fiumi di filologi per capirne il significato, in un solo colpo il dipedente ha violato gli articoli 2 e 21 della Costituzione! Avete letto bene, non è uno scherzo  un simil capolavoro esiste e porta la firma del DG. Nel provvedimento si legge infatti:

  • E’ stato violato l’art. 2 Cost., in tema di rispetto dei diritti della personalità, riferibile anche agli Enti privati
  • E’ stato altresì violato, sia pur indirettamente tramite l’agevolazione della diffusione, l’art. 21 Cost., in tema di libertà di manifestazione del pensiero

La domanda è semplice: può un DG continuare a stare al suo posto dopo aver tentato una contestazione disciplinare verso un dipendente, candidato al CdA, per la critica di non aver effettuato concorsi di reclutamento da oltre 5 anni e contestargli poi una “colposa effrazione” che viola gli artt. 2 e 21 della Costituzione?

La risposta è ovviamente una e una sola: no! Non si può lasciare al suo posto chi esercita in questo modo i pubblici uffici. E’ inadatto, ed è fortemente inopportuno affidare la direzione dell’amministrazione a chi ne fa un simile uso e firma documenti tanto sconclusionati. E si badi bene, questa non è solo una questione penale-i giudici saranno chiamati a giudicare gli eventuali reati. Si tratta di opportunità. Non è possibile che resti al proprio posto chi, da un lato non accetta la critica ed usa lo strumento disciplinare, indipendentemente se la critica sia condivisa o meno.

Se l’opportunità non dovesse sembrare sufficiente, dall'altro lato c’è il senso del ridicolo. Non si può contestare ad un dipendente la violazione degli artt. 2 e 21 della Costituzione e restare DG del CNR. Vuol dire non aver capito cosa è scritto nella Costituzione, cosa tutela, e questo è strutturalmente incompatibile con un incarico di direzione generale, peraltro del maggiore Ente di ricerca italiano.

Il resto è il seguito di una storia che non meriterebbe neanche di essere raccontata: l’amministrazione guidata da Colpani fa rapidamente marcia indietro, non sa come recuperare rispetto ad una situazione che essa stessa ha creato … non vuol fare l’inversione ad U perché ha capito che il rischio è il ribaltamento, allora prova a ripiegare sull’effrazione colposa della condivisione del video che ha violato la Costituzione! Di questo si occuperà un giudice del lavoro, chiamato innanzitutto ad interpretare il testo, il che non sarà facile.

La soluzione per il CNR è una sola: le dimissioni del DG che, lo ribadiamo, prescindono da eventuali iscrizioni nel registro degli indagati per gravi reati su cui verte la denuncia penale.

E' una questione di opportunità, perché si è inadatti. Per questo non servono sentenze, serve il buon senso.

 

Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Marzo 2024 10:12
 
L’interpretazione momentaneamente autentica... PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Martedì 13 Febbraio 2024 11:22

 

... ovvero

la tragicomica incapacità del sindacato al CNR

Il giorno 23 gennaio 2024 presso la sede dell’ARAN si è svolta una scena grottesca, di cui ci sarebbe da ridere se non si trattasse del futuro di migliaia di Ricercatori e Tecnologi  del comparto Ricerca.

Non è retorica: è una pagina destinata ad entrare nei manuali di diritto sindacale: la prima interpretazione momentaneamente autentica di un contratto, sottoscritta contro gli interessi di molti lavoratori, usata in giudizio e poi disconosciuta da parte dei sottoscrittori!

Una sceneggiata, con tutto il rispetto che merita il teatro popolare.

Davvero la CGIL ha avuto bisogno di leggere quanto noi avevamo scritto per capire la gravità di quello che avevano sottoscritto il 24 ottobre 2023?

Davvero né loro né gli altri sindacati che hanno perseverato nell’inutile sottoscrizione dell’interpretazione momentaneamente autentica avevano capito che sarebbe stata una pietra tombale per le progressioni interne di R&T così come le avevamo conosciute finora? Non servivano fini menti giuridiche, di cui il sindacato non è in teoria sprovvisto: la pericolosità di quel documento era di palese evidenza agli occhi di chiunque l’avesse letto.

Come hanno potuto non accorgersene il giorno della preliminare sottoscrizione?

Inspiegabile che le altre sigle, chiamate a sottoscrivere in via definitiva,  si siano piegate a farlo senza batter ciglio, sposando la visione di progressioni interne che sarebbero diventate delle progressioni verticali, con un evidente danno  per  tutti i R&T degli enti di ricerca i cui interessi -teoricamente- dovrebbero tutelare.

Qual è l’ulteriore considerazione, a valle di questa piccola storia ignobile ? E’ evidente che tutti i sindacati, sono schiacciati e proni alle volontà della dirigenza del CNR; a questo si aggiunge un rappresentante del personale che è parte stessa dell’amministrazione centrale di cui condivide l’impostazione verticistica.

Chi può, dunque, tutelare il personale del CNR ?

Come dare torto se il personale  si auto-organizza in gruppi per tutelare dal basso i propri interessi?

Che strategia deve seguire il personale alle imminenti elezioni delle RSU ?

 

 

 

Ultimo aggiornamento Martedì 13 Febbraio 2024 11:37
 
ll dissenso e le ritorsioni nel CNR atterrano in parlamento PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Mercoledì 13 Dicembre 2023 13:10

Nel CNR che si affaccia in pompa magna sul futuro tratteggiato nel piano di rilancio, pare non ci sia spazio per il diritto di critica.

L’episodio, divenuto di pubblico dominio attraverso una lettera aperta alla Presidente cui hanno rapidamente aderito oltre 500 colleghi, riguarda il procedimento disciplinare avviato contro uno dei candidati al CdA, “reo” di aver condiviso un video durante la campagna elettorale al CdA che tratteggiava, con un tono ironico, le critiche contenute nel suo programma elettorale.

Al di là del chiaro contenuto satirico del video, che evidentemente non è stato ritenuto offensivo dai 1800 elettori che hanno votato il candidato, è palese che il procedimento sia un inaccettabile tentativo dei vertici del CNR, peraltro maldestro, di affrontare il dissenso sgradito mettendolo a tacere attraverso l’intimidazione, un po’ come altri mandano la Digos a identificare i cittadini.

Si, perché non c’è altro modo per definire un procedimento disciplinare che verte direttamene sul contenuto del programma elettorale, richiamato esplicitamente nel video in questione. Proprio per questo, la questione ha avuto un’eco anche al di fuori del CNR ed è stata infatti oggetto di una interrogazione parlamentare al ministro vigilante, di cui si aspetta a breve una risposta.

Nell’assordante assenza di ogni voce dissonante all’interno del CNR, in cui tutte le tutte le figure che dovrebbe fungere da controparte, dal rappresentante del personale in CdA al sindacato, hanno ormai assunto una funzione di gestione consociativa (cf. la questione dell'interpretazione autentica dell'art. 15), è quasi scontato che i sindacati confederali con l’insolita stampella dell’ANPRI non abbiano preso alcuna posizione per un atto di intimidazione così grave, e che l’unica lodevolissima eccezione sia stata quella di USB che ha diramato un comunicato impeccabile, sottolineando che il procedimento disciplinare si configura come un gravissimo attacco alla libertà di parola nel CNR, per tutti.

Possibile che il vertice non comprenda come, senza neanche ottenere lo scopo intimidatorio, l’azione si stia rapidamente trasformando in un boomerang per un ente che mostra, così, tutta la sua debolezza nell’incapacità di gestire il dissenso?

Sarebbe opportuno che la Presidente, dando ascolto all’appello dei firmatari della lettera, si adoperasse per trovare una conclusione dignitosa per il CNR a questa vicenda, e mostrare con i fatti che nel CNR il diritto alla critica è quantomeno tollerato, se non addirittura incentivato, come dovrebbe essere in ogni sistema democratico.

Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Dicembre 2023 14:40
 
In che campo gioca il sindacato? PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Domenica 05 Novembre 2023 19:08

Può apparire una domanda retorica, la risposta ovvia dovrebbe essere: gioca dalla parte dei lavoratori!

Certo, non è più il tempo eroico del sindacato di Portella delle Ginestre, da che parte gioca il sindacato può, talvolta, essere un concetto sfumato, ma almeno l’idea di base dovrebbe essere semplice e chiara.

Eppure, in che campo giocano i sindacati è la domanda che si erano posti alcuni ricercatori e tecnologi del CNR, quando hanno visto che tutte le principali organizzazioni sindacali, con l’eccezione dell’ANIEF che non esisteva all’epoca della sottoscrizione del contratto in questione, sono entrate in campo in una vertenza che vede opposti centinaia di ricercatori e tecnologi e l’Ente, per l’ammissione ai recenti concorsi banditi dall’Ente per la progressione di carriera.

Per capire la vertenza occorre conoscere l’antefatto: svariate centinaia di Ricercatori e Tecnologi, idonei allo scorso concorso di valorizzazione, ex art. 15 del CCNL, che valutava i titoli al 1 gennaio 2020, hanno beneficiato di uno scorrimento completo delle graduatorie, un risultato mai ottenuto in passato e reso possibile da una serie di circostanze che esulano dal discorso in questione. Basti ricordare che lo scorrimento ha inquadrato queste centinaia di colleghi R&T al livello superiore, dal 1 gennaio 2023.

La data non è casuale perché coincide con la decorrenza del nuovo concorso bandito dall’amministrazione del CNR che, per le progressioni dal III al II livello, ha una notevole quantità di posti a bando, grazie ad uno stanziamento straordinario previsto dalla legge di bilancio.

Una parte di queste centinaia di colleghi ritiene, a torto o a ragione, di aver diritto di partecipare al nuovo concorso di progressione che, invece, prevede il requisito di essere inquadrati al livello precedente al 31/12/2022. La problematica era nota in anticipo: una lettera firmata da centinaia di R&T era stata recapitata a presidente, DG e CdA prima dell’emissione dei bandi. Una parte dei R&T non risultati idonei al concorso del 2020, manifesta la propria opposizione alla partecipazione di questi colleghi, ritenendo che essi hanno beneficiato già dello scorrimento a valere dalle stesse risorse del bando 2023. Questo è vero per la progressione III-II del 2023 mentre le progressioni II-I, bandite questa volta in numero molto contenuto, sono state invece finanziate con risorse interne all’Ente, come giusto che sia vista la previsione biennale del CCNL.

Ad ogni modo, come è, evidentemente, loro diritto, i R&T esclusi dal bando 2023, si rivolgono alla magistratura per essere ammessi a partecipare. Non entriamo nel merito di chi abbia ragione e chi abbia torto, ci sono motivazioni condivisibili per entrambi i punti di vista e, per altro, la questione è giuridicamente dibattuta.

I primi giudizi arrivano a cavallo dell’estate e hanno un esito altalenante: alcuni danno ragione ai ricorrenti ed altri danno loro torto. Come spesso accade nelle vicende dibattute. In genere, in casi in cui c’è una vertenza fra una parte dei lavoratori e l’Ente, il sindacato attende -serenamente - l’esito dei giudizi.

A questo punto il primo colpo di scena: il vertice del CNR, a fronte di una singola ordinanza, in procedura di urgenza, annuncia la propria volontà di annullare il bando per la progressione al I livello. La decisione viene poi sospesa (non annullata) e il vertice dell’Ente chiede alle organizzazioni sindacali di andare in proprio soccorso nelle vertenze in corso. In questo caso, si tratta di restringere la partecipazione per una parte dei lavoratori e, visto che questo è chiesto a gran voce da un’altra parte dei partecipanti al concorso, la proverbiale saggezza sindacale potrebbe suggerire di astenersi, lasciando dirimere la questione alla magistratura.

Ed è a questo punto che, per la prima volta, centinaia di lavoratori si sono chiesti in quale campo giochino le OOSS. Infatti, senza farsi troppo pregare, a fronte della pantomima del vertice del CNR (ritiro, non ritiro, sospendo il bando…), le OOSS firmatarie del Contratto aderiscono alla richiesta di dare un’interpretazione autentica dello stesso che darebbe torto a quei R&T che, dopo aver beneficiato dello scorrimento, intendono partecipare al bando. Il 24 ottobre l’ARAN convoca le parti e tutte le OOSS firmatarie decidono di concordare con l’interpretazione autentica proposta dall’ARAN. Già questo basterebbe a fare entrare questo accordo nella storia del sindacato che, per la prima volta, decide di schierarsi apertamente contro un’estensione di una chance (di partecipare al concorso) per una parte dei lavoratori che esso stesso rappresenta.

Intendiamoci, da un punto di vista astratto è un gesto coraggioso, un sindacato che ha il coraggio di dire quello che – a suo avviso - è giusto e quello che non lo è, anche a costo di scontentare una parte dei propri iscritti.

Ma quando viene reso noto il testo dell’ipotesi di accordo firmato, ecco che ci si rende conto che le OOSS hanno compiuto un vero e proprio capolavoro.

Forse per la fretta, forse per incompetenza, forse perché vittime della sindrome di Tafazzi, le OOSS hanno deciso di sparare contro tutti i R&T che ambiscono ad una progressione, nel presente, nel passato e, soprattutto, nel futuro.

E non a salve o con una fionda ma proprio col cannone!

Infatti l’ipotesi di accordo firmata contiene un punto, il punto 2, che non è affatto utile a raggiungere lo scopo prefissato ma contiene un testo che è letteralmente contrario all’intero spirito dell’articolo 15, così come formulato nel contratto del 2006 e che rischia di mettere in crisi il futuro di questi concorsi di progressione interna.

Il punto 2 merita di essere riportato per intero:

Per “requisiti utili alla valutazione” si intendono i documenti/attività/progetti ecc. svolti dai candidati nell’espletamento delle mansioni proprie del profilo immediatamente inferiore a quello per cui si concorre che vengono sottoposti alla Commissione ai fini della valutazione del “merito scientifico ovvero tecnologico”

Ed ecco che si parla di “mansioni proprie del profilo immediatamente inferiore ”, in 5 parole e una preposizione il capolavoro:

  • il sindacato nega tutti i presupposti su cui si regge l’articolo 15;
  • l’ARAN riesce nell’intento che persegue dal 2018, ovvero far dichiarare le progressioni del profilo R&T come progressioni verticali.
  • L’accordo, infatti, parla di “mansioni proprie”, termini assenti dal contratto e che la stessa Cassazione, nella magistrale sentenza del 2018, ha sottolineato non esistere – basando l’intera interpretazione della norma contrattuale sul fatto che non c’è alcuna differenza nelle mansioni di R&T siano essi al I, al II o al III livello, poiché si tratta di un unico profilo. E questo è l’altro passaggio molto delicato, si parla di profilo, quando il contratto è chiarissimo: il profilo di Ricercatore o Tecnologo è unico. Si parla di profilo inferiore, quando appunto il profilo è unico e, al limite, si sarebbe potuto parlare di livello inferiore.

    Non si tratta di dettagli, in materia di contratti di lavoro: mansioni, profilo e livello hanno dei significati molto ben precisi che ogni sindacalista - degno di questo nome - conosce molto bene.

    Non contenti di questo stravolgimento, totale, per completare il proprio capolavoro si precisa che i requisiti utili alla progressione devono essere stati svolti nell’espletamento delle mansioni del profilo inferiore.

    Ora, al netto della inescusabile confusione fra profilo e livello, non c’è altro modo di interpretare il testo firmato: possono essere valutati solo i titoli maturati al profilo (livello) precedente e quindi per la progressione da III a II livello, solo quelli successivi all’assunzione e per la progressione da II a I livello, solo quelli maturati quando si è al II livello e non quelli maturati prima (III livello o prima dell’assunzione).

    Tutto l’impianto dell’articolo 15, in due righe di ipotesi di interpretazione autentica, viene stravolto.

    L’articolo 15 non è più una progressione orizzontale, come la Cassazione aveva chiaramente statuito, ristabilendo quindi la legittimità degli stessi, ma si tratta quindi di una progressione verticale, fra profili (e non livelli) diversi e quindi come tale soggetta ad autorizzazioni esterne all’Ente. Esattamente quello che il Ministero della Funzione Pubblica, e l’ARAN che ad esso risponde, cercano di ottenere dal 2018 dopo la sentenza della Cassazione che non hanno mai digerito.

    Cosa accade ora all’art. 15, vi starete chiedendo. Quelli in corso, almeno dal III al II livello andranno probabilmente avanti, con le lentezze proprie del CNR. Quelli dal II al I livello sono soggetti a numerosi ricorsi di cui è difficile prevedere l’esito e ancor più difficile prevedere la reazione dell’Ente all’esito delle sentenze. Nelle ultime settimane sono uscite alcune sentenze relativamente ad alcuni ricorsi collettivi e gli effetti potenzialmente distruttivi rispetto all'art. 15 così come lo conoscevamo appaiono evidenti. Riportiamo qui l'estratto delle  ultime sentenze, successiva alla famigerata interpretazione: "...necessità di sottoporre a valutazione il merito maturato durante  la permanenza nel livello inferiore così valorizzando un’esperienza professionale concreta."

    Il futuro, quindi, è molto chiaro purtroppo. L’articolo 15 così come lo abbiamo conosciuto è morto e sepolto. E a farne i funerali sono state tutte le OO.SS che hanno sottoscritto quell’ipotesi di accordo. Ma come è possibile che una simile ipotesi di accordo sia stata sottoscritta?

    Possibile che fra tanti sindacalisti di professione non ce ne sia uno che si sia accorto di quello che stavano firmando? Oggettivamente questo resta un mistero ma, dolo se i sindacalisti hanno scientemente sottoscritto capendo quel che firmavano, o colpa grave, se hanno firmato senza rendersene conto, una domanda sorge spontanea:

    ma perché mai R&T dovrebbero essere iscritti a sindacati che sparano contro loro?

    La risposta non può che essere una ed una sola: disdetta (trovate qui il modulo di disdetta, di gran lunga la pagina più visitata di questo sito!!) ed iscrizione ad Articolo 33: per 5 centesimi al mese siete sicuri che ci sia sempre qualcuno dalla vostra parte e che non vi sparerà mai addosso!

     

    Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Dicembre 2023 16:19
     
    Dalla valorizzazione all’umiliazione del personale PDF Stampa E-mail
    Scritto da Administrator   
    Mercoledì 13 Settembre 2023 09:49

    Lunedì scorso si è consumato il primo atto di un disastro ampiamente annunciato, l’ennesimo sfregio alle legittime (e contrattualmente sancite) aspettative del personale di ricerca di essere valorizzato.

     

    Nel pomeriggio è infatti circolata un’informativa inviata dall’Ente ai sindacati relativamente alle determinazioni in merito alle procedure selettive per le progressioni del personale ricercatore e tecnologo, oggetto di uno dei punti all’OdG della riunione del CdA del 13 settembre 2023.

     

    Ebbene, mentre le anime più candide auspicavano che il punto in discussione riguardasse la formazione delle commissioni, la cui nomina ancora latita dopo più di due mesi dalla chiusura delle manifestazioni di interesse, l’informativa scaturiva invece dall’esito positivo di un ricorso, la cui sentenza ha ordinato all'Amministrazione CNR di ammettere con riserva al concorso per Dirigente di Ricerca il ricorrente, sebbene non in possesso dei requisiti come richiesti nel bando, riconoscendone di fatto l’illegittimità.

     

    Poco importa se il punto all'OdG è stato doverosamente rinviato. Il punto è la gestione disastrosa di questa vicenda da parte della dirigenza e del vertice del CNR.

     

    Questo ricorso – e il suo esito - non sono stati un fulmine a ciel sereno: quello vinto è soltanto uno dei tanti ricorsi che sono stati fatti a questi bandi. Infatti, la decorrenza dei titoli al 31.12.2022 era stata ampiamente criticata da molti colleghi i quali, passati di ruolo a seguito degli scorrimenti deliberati dal CdA nel 2022, sono stato esclusi dalla selezione dalla decorrenza scelta dell’Amministrazione nel redigere il bando. Il loro malcontento, legittimo o meno, era ben noto, visto che questa situazione era stata portata all’attenzione del Consiglio di Amministrazione, anche da parte del Consiglio Scientifico che aveva individuato le stesse criticità.

     

    Per questo, sarebbe stato lecito attendersi che il CNR, nell’emanare i bandi, avesse ben chiaro questo scenario e fosse consapevole – giuridicamente e operativamente - di questa possibilità. Eppure, davanti alla sentenza negativa, l’Amministrazione invece di limitarsi ammettere il candidato escluso, o semplicemente riaprire i termini delle procedure, si appresta a revocare i bandi, perché “i candidati ai concorsi hanno acquisito una posizione di mera aspettativa di fatto” e dunque non sono lesi da questa decisione.

     

    Ad essere leso infatti è tutto il personale e le sue aspirazioni, visto che non si prospetta nessun nuovo bando all’orizzonte, perché “l'Ente ha comunque già garantito un cospicuo contingente di progressioni al I livello professionale corrispondente a complessive 156 posizioni per Dirigente di Ricerca e Dirigente Tecnologo, con decorrenza degli effetti giuridici ed economici alla data dell'01.01.2023, all'uopo destinando una rilevante quota di proprie risorse finanziarie.”

     

    Insomma, un gioco delle tre carte, in cui prima si bandiscono i concorsi per valorizzare il personale e poi li si revoca senza ribandirli, dicendo che il personale è già stato valorizzato e tacendo sulle proprie responsabilità.

     

    In questa ennesima pessima pagina della storia recente del CNR, le responsabilità sono evidenti e ricadono sulla Presidente, sul Direttore Generale e sull’intero CdA, incapaci di redigere un bando legittimo e difenderlo, di dare una piena risposta alle esigenze di valorizzazione del personale, ma anche e soprattutto di programmare e gestire le risorse in maniera adeguata, a fronte della “normalità” tanto raccontata nei videomessaggi e del costante richiamo al merito e alla qualità della ricerca prodotta dall’Ente.

     

    Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Settembre 2023 13:14
     

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